Generale
I taralli e le scaldatelle
I taralli sono degli anelli di pasta croccanti realizzati con
farina di grano tenero, olio di oliva, vino bianco ed aromatizzati
con spezie. I pezzi di pasta vengono allungati di circa 15
centimetri, uniti all’estremità in modo da unirli ad
anello, bolliti e cotti in forno. Le variabili dei taralli
sono tante, nelle forme e negli
ingredienti.
I tarallinisono ottenuti chiudendo ad anelli sottili cilindri di
pasta di farina di grano tenero impastata con olio di oliva, acqua
e vino bianco; dall’impasto ottenuto si ricavano dei tubetti
che si chiudono ad anello premendo leggermente le due
estremità per farle aderire. A questo punto vengono scottati
in acqua bollente a circa 100 gradi : questa è la fase della
“scaldatura” da cui deriva il nome di
“scaldatelle”; segue una fase di asciugatura
all’aria che dura circa dieci ore. (per perdere
l’umidità dell’acqua).
Infine si passa alla cottura in forno a 240°.
La ciambellina è considerata una delle specialità
pugliesi. Quale sia l’origine etimologica del nome è
ancora argomento dibattuto; certo è che nella tomba di
Ramsete III sono state ritrovate delle ciambelline della forma
simile e dal significato simbolico di prosperità. Ad ogni
modo la radice tor dalla parola greca tornos , oggetto di forma
rotonda, ritorna in una serie di altre parole latine tutte riferite
ad oggetti rotondi: tortus, torus, torulus. E d’altronde nel
‘400 l’umanista Gioviano Pontano parla di
“intortis torallis” riferendosi proprio ai taralli,
confezionati intrecciati (pratica tuttora in uso, vedi le
intorchiate). Allora forse il nome originario era torallo e non
ancora tarallo. I taralli esistono nelle versioni più
variegate. Esistono taralli di ogni dimensione (quelli più
piccoli di solito si chiamano tarallini e tarallucci); e
soprattutto, come sottolineò Gianni Franceschi in una sua
relazione ad un convegno della Accademia Italiana della Cucina, di
ogni tipo: dolce o salato, biscottato o friabile, piccante (con
pepe e peperoncino) o aromatico (con semi di finocchio o origano),
impastato con l’acqua o con le uova, col vino bianco o rosso,
arricchito di mandorle o semi di anice; si può aggiungere
infine, anche della cipolla o del pomodoro fresco per averli al
gusto di pizza.
Dunque un prodotto da forno, con la sola eccezione citata dal Sada
che prevede la frittura dell’impasto (ottenuto con
l’aggiunta di patate e uova).
Bibliografia
Regione Puglia – Assessorato alle Risorse Agroalimentari
(2008)
Atlante dei prodotti tipici agroalimentari di
Puglia, II Edizione, Edizioni EDIT Copyright
Buono, V. – Delle Foglie, A. (2007)
A tavola sulla Murgia
dei Trulli , Bari, Levante Editori.
Sbisà, N. (2007)
"Il nostro pane quotidiano” in
Puglia e Basilicata dal grano al pane, Bari, Mario Adda
Editore